mercoledì 6 aprile 2011

Ma che sposa hai???

Essendo abituata a trattare con spose quasi esclusivamente straniere, l’organizzazione di un matrimonio per italiani è per me non solo una grossa sfida, ma una grande fonte di ispirazioni. “Ma un matrimonio è sempre un matrimonio, che la sposa sia Italiana Irlandese!” questo è quello che Beba mi ha detto l’altra sera mentre ce ne stavamo in chiacchiere tra amiche. Allora facciamo un po’ di chiarezza – anche se effettivamente oggi non mi sembra di avere le idee molto chiare. Il rituale tra un matrimonio “straniero” e uno “italiano” è completamente differente, differenti sono le priorità, le richieste, i desideri, il risultato ovviamente si spera sia sempre lo stesso : e vissero felici e contenti – ma il percorso è completamente opposto.
E’ passata alla storia la mia celeberrima storiella sulla carissima Lucy (Lucy è giapponese, sta bene nonostante il terremoto e mi ha inviato la foto del suo primo bebé Irlandese-Giapponese) che pensava in chiesa si servisse il vino agli ospiti per festeggiare - quindi va da se che molto spesso nei matrimoni per stranieri l’attenzione è rivolta principalmente sul divertimento e sulla festa che segue il ricevimento.
L’investimento che la coppia fa in termini di entertaiment (includendo musica, drink, ect) qualche volta è superiore a quello per il banchetto in se stesso. Se nei matrimoni stranieri the more drinks you offer your guests, the richer you’re (ndr più drink offri agli amici più sei ricco), in quelli italiani è vero che la coreografia, il ricevimento e le aspettative che seguono un vero e proprio spettacolo di sorprese sono alla base di un matrimonio perfetto. L’approccio della sposa straniera o italiana è sempre comunque uguale – VOGLIAMO LA FAVOLA! E’ chiaro che ognuna interpreta la favola a seconda sei gusti. Se le italiane si concentrano sul tema, colori, odori della giornata, le straniere si concentrano molto sull’acconciatura, sull’essere comunque e in ogni caso raggiante e sul divertirsi! – Mi sento di dire che sebbene ci siano delle differenze sostanziali tra le due spose… entrambe hanno il più delle volte le stesse paure e le stesse angosce! Quel sottile pensiero che qualcosa andrà storto e immancabilmente ti chiedono “ e se?? Ma se io??” …. Concludo rispondendo a Beba, fare la wedding planner non significa fare solo numeri (intendo numeri di clienti a stagione), significa anche avere l’accortezza di stare al proprio posto ed essere contemporaneamente li dove serve. Sempre.

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